giovedì 8 marzo 2012

I giorni

Quando scrivo il blog mi sento a casa. Capire però dov'è casa è un po' difficile. Ma questo è l'argomento di un altro post.

Oggi mi chiedo quanto siamo guidati da noi stessi e quanto dagli altri, dal contesto e dalle cose. E se siamo guidati dagli altri quanto ne siamo consapevoli? Forse non si tratta di consapevolezza, ma semplicemente non vogliamo ammettere che siamo diversi da come crediamo di essere. Se bevo un bicchiere di vino e cambio, sono sicuro che quel bicchiere di vino non l'abbia preso volontariamente perchè in quel momento avevo la necessità di cambiare? E parlo di necessità e non di voglia. E come se dicessi ad un ubriaco "perchè bevi"? Penso che lui beva non per il puro gusto di bere ma perchè il bere è un tramite per sentirsi diversi e forse, apparentemente, meglio. Questo si traduce a mio parere, col fatto che abbiamo sempre una libertà di scelta, sempre. Sono io che decido e non gli altri o le cose che mi circondano.

 Inoltre non vogliamo ammettere che dentro di noi ci sono diverse anime: quella che vuole distrarsi e quella che prende tutto sul serio, pensando che quella che vuole distrarsi è stupida e non merita di essere considerata. Ma sarà vero?

Non è che siamo più veri quando facciamo esattamente quello che vogliamo e non siamo oppressi dal contesto che inevitabilmente limita la nostra libertà? La libertà...questa può ferire le persone che ci circondano? Qual è il compresso fra la libertà e gli altri? O la parola compromesso non potrà mai esistere? Più che compromessi, che è una parola che svilisce, parlerei di equilibri, fragili equilibri che possono spezzarsi per una parola non detta o una parola di troppo. 

Ma quando si trova questo equilibrio magico, fatto di silenzi, di sguardi e di affinità, di non detto, allora tutto si compensa, i vuoti diventano pieni e si modellano per far emergere il meglio.

 E così che finiscono le favole e i giorni.


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