domenica 27 ottobre 2013

Mio padre

Io con mio padre non ci sono mai andata d'accordo.
Pensate a quei rapporti in cui il padre da una pacca sulla spalla del figlio, gli insegna ad andare in bici, a guidare la macchina, a nuotare, gli dice Ti voglio bene. Ci state pensando? Allora scordatevelo perché nel mio caso non è andata così.
Detto ciò nulla di sconvolgente: le pacche te le può dare anche la mamma, si può imparare ad andare in bici da soli, a nuotare con un istruttore, a guidare la macchina con l'ex fidanzato.
Per i Ti voglio bene ci sono gli amici. Tutto sotto controllo, si può vivere anche senza le cose sopra menzionate.
Se non fosse che per capire che puoi farcela da sola, devi soffrire un sacco. Ma io questo l'ho imparato a 18 anni e ne sono felice.
Ricordo ancora quel giorno: ho preso un treno e me ne sono andata. Volevo cambiare vita. Ero stufa di vivere con i miei genitori, in particolare con mio padre.
Sono passati 13 anni: ne sono successe di cose. La laurea in solitaria, il lavoro acchiappato, l'ex tradito, il marito comprensivo, le amiche presenti, i ladri dei miei cellulari, gli attacchi di panico, la depressione, l'indifferenza della gente, lo psicologo, quelli che sono ingiusti, i valori bruciati, Dio, i miei bimbi, la musica...
Tutto passato, alternato a momenti di entusiasmo e di angoscia.
Ricordo l'ultimo: giovedì scorso, felice per avercela fatta nel dimostrare che sono brava, che posso farcela anche se c'è chi non crede in me. Vai!
Sono fiera di me e che bello condividerlo con te che vieni da me.
Un pensiero, un attimo. Felice!
Ma subito dopo, tutto si trasforma e capisco che io non sono nulla senza mio padre.
Si quello di sopra, quello che ho odiato ma che ho amato sempre, di nascosto in attesa di un ti voglio bene.
Ricordo che quand'ero piccola tu tornavi da scuola e giocavi con me. Ricordo che mi hai accompagnato a fare la fisioterapia quando io stavo male e non sapevo se e quando avrei camminato.
Ricordo quando ero sola e al telefono mi dicevi: Stai attenta.
Ricordo quando la stessa malattia, per un secondo ha portato via mia sorella, ma c'è l'abbiamo fatta.
Sono sicura che sarà così anche questa volta: perché io non sono nulla senza di te.
Ti ho odiato, ma ti ho anche sempre amato: sono cresciuta senza aver capito che tu in fondo avevi un altro modo di dimostrarmi che mi amavi.
Non ricordo quante volte mi sei venuto a prendere dalla stazione, e quante purtroppo mi hai riaccompagnato nascondendo la tua malinconia.
Io purtroppo ci sono stata poco li, pochissimo e solo di recente abbiamo trovato un equilibrio.
Mi manchi, terribilmente. Vorrei mettere indietro l'orologio e prendermi tutto il tempo passato.
Aiutarti e aiutarmi a capire te e me.
E quando mi hai dipinto casa a Milano? Quando mi hai accompagnato all'altare?
Non voglio parlare del passato, voglio lottare con te, per vivere anche un giorno in più. Con te.
Non mi lasciare, non te ne andare. Lotta e promettimi che rimarrai, che resterai, che conoscerai i miei figli, che soffrirai con me, voglio che mi racconti altre storie alle feste di Natale, che guarderemo i film polizieschi insieme (anche se io mi impressiono sempre).
Un po' di te è in me: capisco che sono te quando non riesco ad esprimermi, ma anche quando aiuto gli altri. Me l'hai fatto vedere tu, me l'hai insegnato tu: prima gli altri e poi noi. Prima i soldi per l'università e poi i tuoi vestiti.
Non so cosa darei per far risultare le analisi piene di buone notizie, prego affinché lo siano, attendo in questo sabato pieno di impegni ma triste nell'animo. Ti amo.