lunedì 12 marzo 2012

Un incontro speciale

Le cicogne sono mute ma emettono suoni battendo il becco. E' quello che ho imparato da un incontro all'abbazia di Chiaravalle con una guida speciale.
Domenica, ore 16, un pomeriggio di tardo inverno che prelude alla primavera, ci imbattiamo per l'abbazia di Chiaravalle dove ci attendeva una visita guidata.


A parte le nozioni storiche, ho segnato sulla mia agenda dei concetti bellissimi e sui cui riflettere nel mio blog.
Conosco poche persone che mi hanno colpito in questo modo, ma quest'essere ci ha portati a viaggiare nella storia e nei nostri giorni.


Primo tema: l'abate è un primus inter pares, è colui che prende le decisioni e non deve far mancare nulla ai monaci, ma cosa c'è di fondamentale in una decisione? La responsabilità. E' un concetto che sfugge, però chi ha potere prende le decisioni, cioè ha la responsabilità. Perchè chi decide nel nostro Paese sembra non rendersene conto?


Secondo tema: la solitudine. Quando torniamo a casa c'è qualcuno che ci aspetta e ci rincuora dopo le nostre vittorie e le nostre sconfitte, il monaco che torna a casa non ha Dio che di da una pacca sulla spalla.


Terzo tema: il corpo. Il corpo è uno strumento, siamo noi che decidiamo come usarlo.


Quarto tema che secondo me è il più bello, la forza della catena dipende dalla resistenza del suo anello debole, ergo se la nostra società vuole resistere non può non stringersi intorno ai più poveri, agli indifesi.


Quinto: perchè lo faccio? Perchè ho speranza.


Grazie dell'ora passata insieme e piena di stimoli.

giovedì 8 marzo 2012

I giorni

Quando scrivo il blog mi sento a casa. Capire però dov'è casa è un po' difficile. Ma questo è l'argomento di un altro post.

Oggi mi chiedo quanto siamo guidati da noi stessi e quanto dagli altri, dal contesto e dalle cose. E se siamo guidati dagli altri quanto ne siamo consapevoli? Forse non si tratta di consapevolezza, ma semplicemente non vogliamo ammettere che siamo diversi da come crediamo di essere. Se bevo un bicchiere di vino e cambio, sono sicuro che quel bicchiere di vino non l'abbia preso volontariamente perchè in quel momento avevo la necessità di cambiare? E parlo di necessità e non di voglia. E come se dicessi ad un ubriaco "perchè bevi"? Penso che lui beva non per il puro gusto di bere ma perchè il bere è un tramite per sentirsi diversi e forse, apparentemente, meglio. Questo si traduce a mio parere, col fatto che abbiamo sempre una libertà di scelta, sempre. Sono io che decido e non gli altri o le cose che mi circondano.

 Inoltre non vogliamo ammettere che dentro di noi ci sono diverse anime: quella che vuole distrarsi e quella che prende tutto sul serio, pensando che quella che vuole distrarsi è stupida e non merita di essere considerata. Ma sarà vero?

Non è che siamo più veri quando facciamo esattamente quello che vogliamo e non siamo oppressi dal contesto che inevitabilmente limita la nostra libertà? La libertà...questa può ferire le persone che ci circondano? Qual è il compresso fra la libertà e gli altri? O la parola compromesso non potrà mai esistere? Più che compromessi, che è una parola che svilisce, parlerei di equilibri, fragili equilibri che possono spezzarsi per una parola non detta o una parola di troppo. 

Ma quando si trova questo equilibrio magico, fatto di silenzi, di sguardi e di affinità, di non detto, allora tutto si compensa, i vuoti diventano pieni e si modellano per far emergere il meglio.

 E così che finiscono le favole e i giorni.


lunedì 5 marzo 2012

Sento la canzone degli Iosemprevoglia, a letto. Dovrei essere adulta stando alla canzona. Sono canzoni che mi fanno sentire giovane, una minore di 30 anni. Ho poca voglia di suonare i miei pezzi, preferisco ascoltare cose nuove. Oggi mi sono un po' angosciata dopo la visione di un reportage su questi tempi, anche se i pensieri frivoli mi allietano e mi fanno sentire meglio. Sfacciata e intraprendente oppure chiusa come una fortezza? Non ancora scelto un modus operandi, anche perché non so come finirà.