Si una motivazione c'è: pensano di conoscerti e di sapere cosa vuoi: essere presa in giro. Mi sento il protagonista di The truman show, tutti fingono.
Io non voglio che il mondo finga, voglio che sia sempre sincero, nel bene e nel male.
Non trovo spiegazione a certi comportamenti. Oggi sono come mia nipote quando torna incavolata da scuola: occhi appuntiti, entro e sbatto il mio grembiule sulla sedia e dico: "Quelli sono pazzi".
Ma a parte questo, rifletto sugli ultimi giorni: forse è meglio se mi fermo, come al solito mi farei delle mie domande a cui non so dare risposta. La linearità della mia logica è molto inferiore alle aspettative: domanda, zero risposta, forse risposta ma a quale domanda.
Il futuro? Prima certo e poi incerto, prima sicuro e poi insicuro.
Cosa devo fare? Si accettano consigli. Concludo con una poesia di Pablo Neruda, per me, per te, per noi.
IL TUO SORRISO
Toglimi il pane, se vuoi,
toglimi l'aria, ma
non togliermi il tuo sorriso.
Non togliermi la rosa,
la lancia che sgrani,
l'acqua che d'improvviso
scoppia nella tua gioia,
la repentina onda
d'argento che ti nasce.
Dura è la mia lotta e torno
con gli occhi stanchi,
a volte, d'aver visto
la terra che non cambia,
ma entrando il tuo sorriso
sale al cielo cercandomi
ed apre per me tutte
le porte della vita.
Amor mio, nell'ora
più oscura sgrana
il tuo sorriso, e se d'improvviso
vedi che il mio sangue macchia
le pietre della strada,
ridi, perché il tuo riso
sarà per le mie mani
come una spada fresca.
Vicino al mare, d'autunno,
il tuo riso deve innalzare
la sua cascata di spuma,
e in primavera, amore,
voglio il tuo riso come
il fiore che attendevo,
il fiore azzurro, la rosa
della mia patria sonora.
Riditela della notte,
del giorno, della luna,
riditela delle strade
contorte dell'isola,
riditela di questo rozzo
ragazzo che ti ama,
ma quando apro gli occhi
e quando li richiudo,
quando i miei passi vanno,
quando tornano i miei passi,
negami il pane, l'aria,
la luce, la primavera,
ma il tuo sorriso mai,
perché io ne morrei.